Intolleranze alimentari mediate da IgG e sindrome del colon irritabile


La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è una patologia molto comune nella popolazione. Provoca vari tipi di disturbi tra cui dolore addominale, gonfiore, disfunzioni intestinali e diarrea. Questo, ovviamente, causa una significativa diminuzione della qualità di vita percepita dal soggetto. La causa della IBS non è del tutto chiara, per questo le terapie farmacologiche sono per lo più generiche, rivolte ai sintomi specifici, quali: antispasmodici, antidepressivi, antidiarroici o altri farmaci che cerchino di regolarizzare il transito intestinale.

Si è notato che nella IBS è sovrastimolato il sistema immunitario, rilevato dall'aumento di alcune citochine infiammatorie, quali, l'interleuchina 1, 6 e 10. L'origine di questa alterazione non è chiara, ma potrebbe essere correlata con un'iper-sensibilità a determinati alimenti e/o ad un'alterazione della flora microbica dell'intestino, combinati con un'alterata percezione da parte del sistema nervoso enterico. La flora microbica intestinale riveste un ruolo fondamentale nella regolazione del sistema immunitario intestinale, quindi, un'alterazione della stessa può portare alla stimolazione delle cellule interessate alla difesa immunitaria intestinale e al rilascio di determinate sostanze, quali, la serotonina e/o l'istamina, che causano sintomi simili a quelli rilevati nella IBS. L'infiammazione che ne deriva può determinare l'apertura delle giunzioni strette (tight junctions) tra le cellule intestinali e quindi il passaggio di proteine dal lume intestinale ai tessuti sottostanti. Queste proteine agiscono come antigeni e provocano la formazione di anticorpi (IgG).

La semplice ricerca di anticorpi IgE, tipici delle allergie, può non essere utile al fine di determinare quali cibi possano infiammare in misura maggiore l'intestino sensibilizzato dei soggetti con IBS, ciò perché queste reazioni potrebbero essere mediate da anticorpi IgG.

L'utilizzo, quindi, di tecniche che possano andare ad investigare anticorpi IgG in circolo, diretti contro alimenti specifici, possono essere d'aiuto per correggere la dieta nei soggetti con disturbi intestinali ascrivibili alla IBS.

La risposta mediata da anticorpi IgG, rispetto a quella mediata da IgE – risposta allergica - , è più ritardata e di minore intensità, ma è implicata nei casi di iper-sensibilità agli alimenti, differenti a seconda del soggetto interessato.

Determinare quali sono i cibi che provocano infiammazione e iper-sensibilità è utile per organizzare una dieta ad esclusione e tentare di migliorare i sintomi intestinali.

Anche ristabilire una flora batterica intestinale sana e attiva è fondamentale per conservare l'integrità delle pareti del lume intestinale e minimizzare il contatto diretto con gli allergeni provenienti dal cibo che potrebbero andare a scatenare le reazioni infiammatorie mediate dagli anticorpi IgG. Un'alterazione della flora intestinale, dove i microorganismi simbionti diminuiscono, a favore dei microorganismi patologici, promuove la stimolazione del sistema immunitario a seguito dell'ingestione di determinati alimenti.

La IBS, come si può intendere, è un disturbo complesso, dove vanno ad interagire il sistema immunitario, il sistema nervoso, la flora batterica intestinale e probabilmente anche altri fattori non ancora identificati.

Le IgG sono dei marker utili per determinare l'ipersensibilità a specifiche classi di alimenti. Le reazioni infiammatorie ritardate, che questi anticorpi causano, possono spiegare alcuni sintomi quali asma, cefalea, mal di testa, artrite, disfunzioni intestinali, ecc., relazionati con l'ingestione di alimenti specifici.

I test su sangue che ricercano gli anticorpi IgG circolanti diretti contro gli alimenti sono spesso considerati, dalla comunità medica, inutili e non specifici. Gli anticorpi IgG sono generalmente ritenuti di tipo protettivo verso antigeni estranei. Questa opinione negativa sta cambiando ultimamente: gli anticorpi IgG possono o meno rappresentare i mediatori diretti dei disturbi intestinali, ma la loro presenza, in quantità misurabili, può essere un'indicazione che quel determinato tipo di anticorpo protettivo è necessario all'organismo. Quindi che quel determinato tipo di alimento può essere causa di infiammazione a livello intestinale.

Inoltre, alcune sottoclassi di anticorpi IgG sono associati a reazioni di degranulazione dei basofili e mast-cell, cellule deputate alla risposta immune nel nostro organismo. Quindi alcuni anticorpi IgG possono essere responsabili della risposta infiammatoria rivolta verso molecole estranee al nostro organismo.

Una dieta di esclusione, che elimini gli alimenti risultati maggiormente reattivi agli anticorpi IgG, può essere utile per migliorare il quadro infiammatorio e i sintomi intestinali.

Sicuramente in futuro saranno necessari ulteriori studi per rendere questi test più sensibili e riproducibili. Ma va considerato che molti fattori possono andare a modificare l'esito di questo tipo di test: ad esempio, l'interazione con i farmaci o con i contaminanti alimentari, ma anche l'effetto della digestione stessa, possono determinare una reazione di intolleranza differente. Mancano poi studi che mostrino quale sia la percentuale di anticorpi IgG diretti contro gli alimenti nei soggetti sani

Ad oggi, ciò che si può prendere in considerazione per alleviare i sintomi di costipazione intestinale, dolore, gonfiore, diarrea, ecc, è quello di valutare sia lo stato della flora microbica, potenziandola, e quello di analizzare, tramite test su sangue, le IgG presenti dirette contro alimenti specifici, in modo da poter impostare una dieta specifica, atta a limitare l'infiammazione e migliorare il transito intestinale del cibo ingerito.

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